lunedì 15 settembre 2014

Sproloqui

Quale perla di titolo!
Allora, prima di cominciare, vorrei dire che questo non nasce come post di sproloqui (anche se tutto ciò che esce dalla mia mente è uno sproloquio unico).
Questo è un post riguardante gli sproloqui.
Prima di tutto, cos'è uno sproloquio?
Uno sproloquio è un modo come tanti per vivere meglio.
Uno sproloquio è un flusso di scarico della nostra mente.
Uno sproloquio è un fiume di frivolezza.
Perdersi in sproloqui è uno dei pochi modi per togliersi di dosso i pesi del mondo in cui viviamo.
Perdersi in sproloqui è liberatorio e quasi sempre indolore.
La gente ha bisogno di perdersi in sproloqui.
Ne ha bisogno per non impazzire.
Tutti si perdono in sproloqui.
E tutti si chiamano a vicenda ipocriti, moralisti, ciarlatani. Si disprezzano a vicenda pur essendo tutti uguali, tutti programmati per soffrire e cercare la gioia in ciò che è frivolo, per perdersi in sproloqui.
E la gente ci prova, a convincersi di essere felice nonostante tutto.
E finisce per perdersi in sproloqui per dimenticare che in realtà è tutto dannatamente finto, che in realtà non sappiamo proprio niente del mondo in cui viviamo, che in realtà ci sarà sempre qualcuno che ci nasconde una verità a cui abbiamo diritto, che ci influenza, che tira le fila, che ci regala occasioni per sproloquiare, che ci fornisce una distrazione mentre agisce alle nostre spalle.
E nel frattempo, senza accorgercene, nella nostra mente d'improvviso diventa tutto così violento, terroristico, come un villaggio preso d'assalto.
Perché in fondo lo sappiamo di non essere completamente felici, sentiamo che manca qualcosa, ma facciamo finta di nulla, ci convinciamo di avere tutto sotto controllo e sorridiamo, stiamo bene con chi ci fa stare bene, viviamo la nostra vita in tutta tranquillità e serenità.
E sproloquiamo per dimenticare l'artificiosità di tutto ciò.




 

 

Post partorito in un momento in cui ero in vena di sproloqui.

venerdì 12 settembre 2014

Primo giorno alle superiori

Io, in macchina, che mi accorgo di avere il trucco sbavato.
E' iniziato tutto ieri.
In pratica stavo per avere un crollo di nervi.
Ero diventata un mucchietto di isteria e paura perché il giorno dopo avrei cominciato la scuola, sarebbe stato il mio primo giorno di liceo e non avrei conosciuto  nessuno.
Il dramma, cari miei, era il dramma.
Ho preso due bustine di tisana e sono andata a letto, con il pesce della cena ancora sullo stomaco e un mucchio di pensieri nella testa che non mi lasciavano in pace.
Alla fine devo aver dormito davvero poco, e quando stamattina mia madre è venuta a svegliarmi ho sentito una stretta al cuore. E allo stomaco, perché quel dannato pesce si trovava ancora lì.
Ho fatto una colazione leggera e sono andata a vestirmi.
Ho messo una gonna a ruota color salmone di Primark, una camicetta a fiori dello stesso colore con colletto bianco di Pimkie, una giacca (sempre color salmone) di, mh, Conbipel, forse, e un paio di scarpe chiare con poco tacco (mamma ha detto che per il primo giorno non sarebbe stato il caso indossare le mie inseparabili decoltè) di un colorino rosato neutro.
Per il trucco, un velo di rossetto color corallo e eyeliner.
Poi abbiamo preso la macchina e siamo partiti, tutta la famiglia al completo.
Ho messo uno dei miei cd preferiti per calmarmi durante il tragitto, un cd dei grandi successi del '55 (comprato a Bruxelles quest'estate) e sulle note di Stranger in Paradise, Cool Water, Mack The Knife (canzone non propriamente rassicurante) ho preso a sistemarmi il trucco in modo maniacale  ho tentato di calmarmi.
Con tanti augurii e rassicurazioni, mia madre mi ha lasciata davanti ai cancelli.
Quando sono entrata nel cortile ho visto diverse teste voltarsi verso di me.
I loro sguardi dicevano "Ma... perché si è vestita così? E' normale?" ma non ci ho fatto troppo caso.
Ho forzato un sorriso con aria idiota, mentre tra me e me tremavo come se avessi avuto il Parkinson.
C'era una ragazza vicino a me, così l'ho salutata e lei ha ricambiato il saluto.
"Conosci qualcuno?" le ho chiesto.
"No" ha risposto.
"Io nemmeno- ho replicato- sono così in ansia..."
Deve avere proprio creduto di aver a che fare con una pazza, poverina, perché quando ho accennato al fatto che ero quasi svenuta all'Open Day mi sono resa conto che la mia espressione terrorizzata aveva sottolineato l'intero discorso e sembrava fossi nevrastenica.
Ma almeno non lo ha dato a vedere.
Abbiamo parlato un po' della scuola e delle esercitazioni per i neoiscitti che erano state pubblicate sul sito del liceo, dopodiché è iniziata la spartizione delle classi e ci siamo augurate buona fortuna a vicenda.
Mentre andavamo in classe, ho parlato un po' con un'altra ragazza ed è diventata una delle mie due compagne di banco, due ragazze deliziose.
Sì, perché siamo  una classe di ventiquattro ragazze e due ragazzi, e quindi la parte femminile ha decisamente la prevalenza (è un liceo linguistico, dopotutto). I due maschietti si sono messi in banco assieme e sono completamente circondati.
La prof ci ha perfino raccomandato di non farli sentire a disagio. Accerchiati e senza via di fuga.
Comunque, tutte le prof sembrano molto carine (per oggi ne abbiamo conosciute tre, tutte donne anche loro) e anche le compagne con cui ho parlato sono davvero simpatiche e anche le altre sembrano molto care.
Spero tanto che quest'anno sia piacevole e fruttuoso.
Ora vi lascio con qualche bella canzone:








E come poteva mancare questa, l'unica canzone che c'entri davvero con l'argomento del post... almeno per quanto riguarda il contesto.


Baci :3

mercoledì 10 settembre 2014

Time Warp Wives: la mia opinione


Chi mi legge sa bene quanto io ami il vintage.
Amo i vestiti di un tempo, le auto d'epoca e anche gli elementi d'arredo.
Tuttavia sono nata donna. E una donna ha il diritto di rivendicare i propri diritti.
Per spiegarmi meglio, immaginatevi una moderna coppia sposata: lui lavora e lei deve stare a casa, è questa la regola? NO.
Perché grazie a Dio l'idea di donna come angelo del focolare è andata a farsi benedire da un pezzo.
E' totalmente ammissibile che una donna moderna preferisca occuparsi della casa a lavorare, ed io provo rispetto per quelle donne quanto per quelle lavoratrici, ma trovo a dir poco raccapricciante che alcune donne abbiano come unica priorità il benessere del proprio marito e l'essere delle perfette casalinge degli anni Cinquanta. Perché queste cose succedono! Anche in un epoca evoluta, a distanza di cinquant'anni.
Io Tarzan, Tu Jane.
Io porto a casa il pane, tu, femmina, essere inferiore, servimi e ringrazia!
Forse capirete meglio la gravità di tutto questo guardando questo video, che ho scoperto per caso in un pomeriggio di noia:


Non è inquietante? E non sono solo gli uomini a desiderare questo stile di vita, ma anche le donne.

"Credo che se si potessero applicare gli ideali di un tempo [...] al mondo moderno il mondo sarebbe un posto migliore, non trovi?"
"Assolutamente"

"Pensi che non avere bambini possa aiutarci a mantenere felici i nostri mariti?"
"Sì, lo penso. Abbiamo più tempo per loro, voglio dire, molto più tempo per fare le cose che vogliamo fare insieme"
{Tradotte da me} 



Posso capire che ti piacciano le cose di un tempo, i vestiti eccetera... ma applicare quello stile di vita al mondo moderno, mandando a farsi benedire tutti i progressi degli ultimi decenni, il riconoscimento della donna come essere pari all'uomo, la fine della segregazione razziale... cosa signific tutto questo, per quella gente? NULLA. E' stato tutto inutile, poteva anche restare tutto come un tempo e a loro non avrebbe fatto alcuna differenza.
Certo, un tempo c'erano anche delle cose che al giorno d'oggi non ci sono più (per esempio, i bambini giocavano insieme all'aperto e c'era meno criminalità)  ma trasformare la propria vita in un film degli anni Cinquanta non è una soluzione efficace per sfuggire allo stress del mondo moderno.
Voi cosa ne pensate? Fatemi sapere!


Au revoir! :3

martedì 9 settembre 2014

I'm back!

Oh, ma guarda! Alla buon ora!
Ebbene sì, mi sono presa una pausa molto, molto lunga.
Tra esami, la partenza di mia sorella (che a settembre si trasferirà definitivamente a Londra), un lutto in famiglia, problemi di salute e complessi mentali dovuti all'imminente primo giorno di scuola superiore, ho abbandonato il blog a sé stesso e non sono nemmeno più entrata su blogger.
Potete picchiarmi, se volete. Sempre che ci sia ancora qualcuno e che non stia parlando a vuoto (cosa molto probabile).
Allora, cosa ne è stato di me in questo lasso di tempo? Ho fatto come minimo qualcosa per rendermi utile al genere umano? Purtroppo no.
Ho scritto, scritto, scritto, coltivato paranoie, sono impazzita in periodo di esami e ho fatto avanti e indietro per Londra con la mia famiglia per cercare un alloggio a mia sorella.
Ma procediamo per gradi.
Prima di tutto, gli esami.
Il delirio. La mia morte.
Ma alla fine è andato tutto bene e sono uscita con nove.
In secondo luogo, Londra.
Mia sorella ha trovato un  alloggio carino e poco distante dall'università.
Poi c'è stata la mia pessima salute che mi ha tormentata tutta l'estate.
Pensate che una volta ero al parco e mi sono dovuta sdraiare sull'erba per non svenire.
Ho fatto una visita cardiologica, una risonanza magnetica e dovrò fare una visita neurologica.
Ma non c'è nessun problema, per fortuna. Ora sto meglio.
Per non parlare del fatto che non ho ancora i segnalibri pronti.
Dio, mi sento così in colpa!
     Ho anche partecipato ad una campagna pubblicitaria per l'agenzia dei miei genitori. Con partecipato intendo che me ne stavo perfettamente immobile mentre mia sorella faceva le foto. Più avanti, e spero di ricordarmene, ve le posterò. 
Poi ho imparato a cucire. Vado una volta alla settimana da questa adorabile signora, amica di famiglia e cugina di mio nonno, che ha lavorato come sarta dagli anni Cinquanta e tutt'ora fa delle cose carinissime su richiesta per amici e conoscenti e molta beneficenza. Anche sua madre era una sarta.
Ha un gusto musicale davvero superbo ed un'infinita collezione di vinili. Me ne ha perfino dato qualcuno.
     Mi scuso tantissimo ancora e scappo a nascondermi.